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La parola al clinico



Progressi terapeutici e qualità di vita



Per i malati di leucemia mieloide cronica (LMC) i farmaci "biologici" cioè gli inibitori tirosin-chinasici hanno costituito una vera svolta rispetto alla prevenzione della progressione della malattia e all'incremento della sopravvivenza, e con le nuove molecole si possono curare anche i casi resistenti o intolleranti. In parallelo è molto migliorata la qualità di vita, tanto che nella maggioranza dei casi si può condurre un'esistenza pressochè normale. Proprio su quest'altro aspetto conclusivo, in relazione al trattamento della LMC, si sofferma il professor Francesco Di Raimondo, direttore Unità di Ematologia dell'AOU V. Emanuele-Ferrarotto-S. Bambino di Catania.

Com'è la qualità di vita del malato di LMC rispetto alla fase in cui viene diagnosticata? Com'è cambiata rispetto alla terapia, con gli inibitori tirosin-chinasici?
Nella maggior parte dei casi la malattia viene diagnosticata casualmente e tardi, data la mancanza di segni clinici specifici, cioè quando i valori dei globuli bianchi sono già molto alti; se la diagnosi è precoce però questo non cambia molto rispetto alla qualità di vita del paziente. Diverso è il caso della diagnosi nelle fasi più avanzate, quella accelerata o quella blastica, ma l'individuazione così tardiva è piuttosto rara. Rispetto alla terapia, invece, la qualità di vita è generalmente buona ed è molto migliorata con la comparsa degli inibitori tirosin-chinasici (TKI) in confronto al precedente trattamento con l'interferone alfa, la cui tollerabilità era limitata da diversi effetti indesiderati quali per esempio febbre e spossatezza. Anche con i TKI possono rimanere a volte problemi come crampi, edemi, eruzioni cutanee o diarrea, non severi ma piuttosto costanti e quindi fastidiosi: una possibilità è agire sulle dosi, ma è comunque preferibile continuare la terapia con possibilità di qualche disturbo, dato che l'obiettivo è prevenire la progressione. Un problema che è presente, però, è che ci sono pazienti che si autolimitano la terapia: infatti con imatinib vanno assunte quattro compresse da 100 mg al giorno e, perlomeno in Italia, non c'è la formulazione da 400 mg che è disponibile in altri paesi.

Quali ulteriori progressi sotto questo profilo con gli inibitori tirosin-chinasici di seconda generazione?
I TKI di nuova generazione, quali dasatinib e nilotinib, sono caratterizzati da maggiore potenza rispetto all'imatinib e hanno tra loro bersagli leggermente differenti: soprattutto dasatinib, che è molto più potente e ha un bersaglio un po' più ampio, è, infatti, un inibitore delle tirosin-chinasi BCR-ABL e delle SRC. Con i nuovi inibitori possono essere quindi effetti collaterali diversi: ma va detto che in questi casi c'è anche una maggiore sopportazione da parte dei pazienti, dato che si tratta di soggetti che erano intolleranti o resistenti all'imatinib e per i quali questi farmaci rappresentano una nuova opportunità.

Riguardo alle normali attività, lavorative e altro, quale vita possono condurre oggi i malati?
Con le attuali possibilità terapeutiche la qualità di vita dei malati di LMC oggi non risulta compromessa nella maggior parte dei casi, almeno nell'85%; in altri casi ci può essere qualche limitazione, per esempio se si presenta un'incapacità a trattenere lo stimolo di andare al bagno che diminuisce le possibilità di spostamento; in genere però non si registrano limitazioni tali da cambiare sostanzialmente le normali attività quotidiane, che siano lavorative, ricreative o d'altro tipo, si può condurre una vita qualitativamente normale".

Ci sono in particolare limitazioni relativamente agli aspetti procreativi?
Quello degli aspetti procreativi è in effetti un discorso a parte, esistono limitazioni nel senso che questi farmaci possono avere effetti teratogeni, cioè indurre alterazioni nel feto; questo almeno si è evidenziato per la prima generazione di TKI. Pertanto alle pazienti ancora giovani in trattamento, prudenzialmente con tutti i TKI, viene fortemente consigliato di astenersi dalla procreazione; lo stesso consiglio viene fornito a livello cautelativo ai pazienti maschi, anche se non sono noti al momento effetti di ambito procreativo nel genere maschile.

Rispetto alla qualità di vita, che cosa si dovrebbe evitare per migliorarla, e che cosa invece andrebbe fatto?
Un consiglio per chi è in trattamento per la LMC è cercare di assumere, in generale, meno farmaci possibile, solo quelli davvero necessari; esiste infatti il rischio di interazioni farmacologiche e di alcune possibili non c'è documentazione. Un consiglio di tipo "psicologico" è anche di affrontare la malattia il più serenamente possibile, si può vivere infatti un'esistenza attiva e abbastanza normale. Le raccomandazioni sono quelle valide per chiunque per uno stile di vita sano, quindi attività fisica, secondo le possibilità e nella misura in cui la si faceva, dieta corretta, soprattutto astensione dal fumo che com'è noto non si lega solo al tumore del polmone ma è un fattore predisponente per altre neoplasie. E' molto importante poi non autoridursi la terapia e in questo senso quattro pillole al giorno come con imatinib sono un limite; il problema paradossalmente è anche che con le nuove terapie i pazienti stanno bene e non si rendono ben conto del perchè devono continuare ad assumere farmaci. Un altro problema da risolvere per la compliance sarà la possibilità di un monitoraggio solo ematologico, senza necessità di controlli periodici su cellule del midollo osseo.

Febbraio 2009



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