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La leucemia mieloide cronica



La diagnosi



La diagnosi di LMC può essere posta sulla base di esami di routine relativamente semplici, anche se è solo con la scoperta dei determinanti genetici della malattia, e dei test in grado di individuarli, che si è raggiunto il massimo grado di accuratezza.
Il quadro dei sintomi non è di grandissimo aiuto, in quanto si tratta di sintomi poco specifici, che potrebbero essere riferiti a numerose cause anche molto diverse, soprattutto quando la malattia è in fase cronica. Infatti, spesso la LMC in fase cronica viene diagnosticata incidentalmente, cioè in seguito a indagini condotte per altri motivi. In ogni caso, i sintomi più spesso denunciati in questa fase sono affaticamento, perdita di appetito, calo di peso, tensione addominale. Con il passaggio alla fase accelerata, i sintomi diventano più chiari: si presenta un ingrossamento della milza (splenomegalia) che tende successivamente ad accentuarsi, si producono con facilità emorragie ed ecchimosi, si manifesta febbre in assenza di infezioni. Di solito, è la presenza della splenomegalia che induce all'esecuzione dei test di laboratorio che permettono di arrivare alla diagnosi.

I test di routine
L'esame di laboratorio fondamentale è l'emocromo, cioè il test che valuta la quantità dei diversi tipi di cellule presenti nel sangue. In presenza di LMC, la conta dei granulociti è inferiore a 50.000 per microlitro (ìl) nella persona che non presenta sintomi, mentre è compresa tra 100.000 e 200.000 quando i sintomi sono presenti; è invece nella norma o solo lievemente aumentata la conta delle piastrine, mentre è solitamente superiore a 10 mg/dl il livello di emoglobina e solo con l'aggravarsi della malattia si presenta l'anemia. L'esame di uno striscio di sangue periferico può servire a differenziare la LMC da altri disturbi che coinvolgono i globuli bianchi (leucocitosi).
I test sul midollo osseo (biopsia midollare), servono sia ad avere la conferma della proliferazione midollare sia per determinare la progressione della malattia, che nelle fasi avanzate dà luogo a fibrosi.

I test molecolari
La conferma della diagnosi di LMC viene dalle indagini citogenetiche e molecolari, che permettono di determinare la presenza di cellule portatrici del cromosoma Philadelphia e quindi del gene BCR-ABL. In clinica, infatti, solo il 5% dei pazienti affretti dalla malattia è negativo per il cromosoma Philadelphia. Per i test citogenetici si possono impiegare due metodiche: la citogenetica classica e la FISH (ibridazione in situ in fluorescenza), che permettono di identificare le anomalie cromosomiche delle cellule prelevate dal paziente e accertare quindi la presenza del cromosoma Philadelphia. Un altro esame utile è le PCR (reazione a catena della polimerasi), che è in grado di identificare in maniera quantitativa la presenza di singoli geni, nel caso della LMC il gene BCR-ABL, anche quando sono espressi in una percentuale molto bassa di cellule. Questi test vengono utilizzati anche per altre forme tumorali, ematologiche e non ematologiche, e consentono di distinguere con certezza tra malattie simili per manifestazioni e sintomi.

Bibliografia

  • Hehlmann R, Hochhaus A, Baccarani M; European LeukemiaNet. Chronic myeloid leukaemia. Lancet 2007; 370: 342-350.
  • Hoffman et al. Hematology - Basic principles and practice. Churchill Livingstone Elsevier, 2009.

Ultimo aggiornamento: Ottobre 2010



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