Non solo imatinib. Oggi, i pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (LMC) possono contare, oltre che sul farmaco capostipite della classe degli inibitori tirosinchinasici (TKI), prezioso ma non sempre adeguatamente efficace o non tollerato, anche su altri composti in grado di evocare una risposta molecolare migliore, a fronte di effetti collaterali meno disturbanti per tipologia e intensità. Inoltre, grazie alla maggiore tollerabilità, la loro assunzione si associa a minori complicanze (in particolare, sul fronte della neutropenia, condizione che aumenta la propensione alle infezioni, e della trombocitopenia, cui conseguono difetti della coagulazione del sangue) e a una migliore qualità di vita per i pazienti.
Fonte: Ibarz JP, Flinn I. Clinical Review in Oncology/Hematology, 2012; in press.
Pubblicata il 26 Aprile 2012