Lo straordinario aumento della sopravvivenza reso possibile dall'introduzione dei farmaci inibitori delle tirosinchinasi (TKI) ha permesso di trasformare la storia naturale della leucemia mieloide cronica (LMC), rendendola una malattia ben gestibile a lungo termine. Il successo del trattamento e la possibilità di convivere con la LMC per molti anni sono, però, spesso inficiati da una scarsa aderenza al piano terapeutico da parte dei pazienti, soprattutto a causa degli effetti collaterali che possono insorgere durante la cura e di una scarsa consapevolezza dell'importanza di assumere regolarmente i farmaci e di sottoporsi a controlli ematologici periodici. Il medico può fare molto per contrastare questa tendenza e permettere ai pazienti di ottenere i massimi benefici dalla terapia, mantenendo contemporaneamente una migliore qualità di vita. Innanzitutto, educandoli sulle caratteristiche della LMC e sulle potenzialità che i TKI hanno di tenerla sotto controllo se assunti correttamente; quindi, monitorando assiduamente l'andamento della malattia con indagini citogenetiche e molecolari periodiche; infine, assicurando al paziente i minori disagi possibili nella vita quotidiana, attraverso opportune modulazioni del dosaggio dei farmaci somministrati e prevedendo, di volta in volta, interventi di supporto mirati in grado di alleviare gli effetti collaterali più disturbanti.
Fonte: Jabbour EJ et al. Patient adherence to tyrosine kinase inhibitor therapy in chronic myeloid leukemia. Am J Hematol, 2012; doi: 10.1002/ajh.23180
Pubblicata l'8 Giugno 2012