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LMC: il supporto migliora la terapia



Mantenere, giorno per giorno una buona aderenza alla terapia, ossia assumere tutti i farmaci indicati dal medico ai dosaggi corretti, è assolutamente indispensabile se si vuole tenere sotto controllo la leucemia mieloide cronica (LMC) a lungo e assicurarsi una buona qualità di vita. Purtroppo, non di rado, i pazienti sottovalutano questo aspetto, impedendo anche a composti efficaci come gli inibitori delle tirosinchinasi (TKI) di esercitare pienamente la loro azione antitumorale e permettendo alle cellule leucemiche di ricominciare a moltiplicarsi. Da cosa dipende questa scarsa attenzione nei confronti della terapia? Un recente studio condotto dal GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell'Adulto) ha provato a rispondere a questa domanda analizzando il comportamento di un campione di 413 pazienti in terapia con imatinib (farmaco capostipite della classe dei TKI) reclutati su tutto il territorio italiano. Dall'indagine è emerso, innanzitutto, che soltanto la metà (53%) delle persone affette da LMC segue la terapia in modo ineccepibile, traendone i massimi vantaggi clinici nell'immediato e in termini di sopravvivenza a lungo termine. All'origine della più o meno marcata discontinuità nel trattamento di tutti gli altri sembrerebbero esserci soprattutto tre elementi: la possibilità di avere fin dall'inizio informazioni chiare e complete sulla malattia, sull'azione e sui possibili effetti collaterali associati all'assunzione dei TKI; la disponibilità di una rete di supporto sociale, in grado di incentivare a perseverare nel trattamento e di fornire un aiuto concreto in caso di difficoltà clinico-pratiche; l'instaurarsi o meno di effetti collaterali significativi durante l'assunzione di imatinib (fenomeno che può risultare particolarmente difficile da tollerare per alcuni pazienti, in relazione al grado di sensibilità al farmaco). Fortunatamente, si tratta di tre aspetti che possono essere compensati. I primi due, migliorando la comunicazione medico-paziente e l'organizzazione di servizi di supporto psicologico e sociosanitario. Il terzo, ricordando ai malati che, oggi, esistono anche TKI di seconda generazione: ottime alternative terapeutiche a imatinib, caratterizzate da un'efficacia clinica sovrapponibile (e talvolta superiore), ma da un profilo di tollerabilità diverso, che può meglio adattarsi alle esigenze individuali.

Fonte: Efficace F et al. Investigating factors associated with adherence behaviour in patients with chronic myeloid leukemia: an observational patient-centered outcome study. Br J Cancer, 2012; doi: 10.1038/bjc.2012.348 (http://www.nature.com/bjc/journal/vaop/ncurrent/full/bjc2012348a.html)


Pubblicata il 20 Settembre 2012.


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