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Rischio di leucemia invariato per chi lavora in impianti nucleari



Insieme ai trattamenti chemioterapici necessari per contrastare altri tumori, le radiazioni ionizzanti, come i raggi X e i raggi gamma, sono uno dei pochi fattori di rischio accertati per lo sviluppo della leucemia mieloide cronica (LMC) e di altre neoplasie ematologiche. Alla base della loro azione promuovente c'è la capacità di queste onde elettromagnetiche di interagire con il DNA presente nelle cellule, danneggiandolo e facilitando lo sviluppo di molteplici mutazioni genetiche sfavorevoli, in grado di conferire proprietà tumorali alle cellule interessate e a quelle derivate dalla loro moltiplicazione. Per questa ragione, nella vita quotidiana si deve evitare ogni esposizione non necessaria a radiazioni ionizzanti. Purtroppo, nonostante numerosi sistemi di protezione e protocolli operativi ben codificati, alcune persone si trovano a dover passare gran parte del loro tempo in ambienti di lavoro in cui il livello di radiazioni ionizzanti è superiore alla media. È il caso, per esempio, del personale addetto ai Servizi ospedalieri di radiologia, di chi conduce ricerche di fisica nucleare e di chi è impiegato in centrali nucleari, specie se con mansioni tecnico-operative che portano a più diretto contatto con aree critiche degli impianti. Soprattutto in quest'ultimo caso, nonostante le evoluzioni strutturali e tecnologiche avvenute negli anni, la situazione non sembra essere migliorata. Secondo uno studio condotto dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) di Cincinnati (Stati Uniti), nel 2005, la mortalità per leucemia tra i lavoratori di impianti nucleari americani è stata del tutto sovrapponibile a quella rilevata negli anni precedenti. Dallo studio è emerso che, complessivamente, nell'arco dell'anno considerato sono avvenuti 369 decessi per leucemia su un totale 105.245 persone occupate nel settore nucleare. Il maggior rischio relativo osservato per le forme di leucemia diverse dalla leucemia linfatica cronica (in particolare, leucemia mieloide acuta e LMC) è risultato pari a 0,09 (95% CI -0.17 to 0.65) ogni 100 mGy di esposizione. Questo aumentato rischio è risultato particolarmente significativo nei lavoratori con durata dell'esposizione tra 6 e 14 anni. Il fatto che sia stata riscontrata una relazione non lineare tra incremento del rischio e aumento della dose di radiazioni ionizzanti da molto bassa (<10 mGy) a molto elevata (>100 mGy) suggerisce che i lavoratori degli impianti nucleari (così come altri addetti a strumentazioni che fanno uso di raggi X o gamma) potrebbero essere meglio tutelati dallo sviluppo di tecnologie in grado di schermare maggiormente la fonte, riducendo al minimo il livello di radiazione ambientale.

Fonte: Daniels RD et al. Risk of leukaemia mortality from exposure to ionising radiation in US nuclear workers: a pooled case-control study. Occup Environ Med, 2012 (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23000827)

Pubblicata il 4 Ottobre 2012.


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