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Identificato un nuovo gene di fusione nella LMC



La leucemia mieloide cronica (LMC) è un tumore del sangue nel quale specifici sottogruppi di globuli bianchi (linfociti) smettono di svolgere le loro funzioni caratteristiche e acquistano la capacità di moltiplicarsi a dismisura. Questo fenomeno determina un grave sbilanciamento del rapporto tra le diverse componenti del sistema immunitario e i globuli rossi, con il risultato di mandare letteralmente in tilt tutto l'organismo. In base alle conoscenze fino a oggi disponibili, si riteneva che a determinare questa capacità di proliferazione incontrollata di alcuni progenitori delle cellule del sangue e, quindi, a innescare lo sviluppo della LMC fosse essenzialmente la formazione di un gene di fusione aberrante, chiamato BCR/ABL, durante i processi di replicazione del DNA cellulare. Indubbiamente, questo difetto genetico ha un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella progressione della malattia nella stragrande maggioranza dei pazienti, tant'è che tutti i farmaci più efficaci attualmente impiegati per contrastare la LMC, ossia imatinib e gli inibitori delle tirosinchinasi (TKI) di seconda generazione, sono diretti proprio a bloccare le proteine prodotte a partire da questo gene di fusione. Un recente studio cinese informa, però, che in alcuni casi il problema potrebbe non essere soltanto a questo livello. In particolare, i ricercatori hanno cercato di capire come mai alcuni pazienti potessero avere un quadro clinico assolutamente riconducibile alla LMC senza che fosse possibile evidenziare il gene di fusione BCR/ABL e la conseguente positività per il cromosoma Philadelphia (Ph+) che ne deriva. Effettuando una raffinata analisi genetica, si è scoperto che esiste anche un secondo gene di fusione, chiamato RNF213/SLC26A11, in grado di innescare la malattia attraverso un meccanismo diverso, ma dagli effetti clinici sovrapponibili a quelli determinati da BCR/ABL. Questa nuova informazione potrebbe rivelarsi estremante preziosa sia per comprendere le ragioni della mancata risposta di alcuni pazienti ai TKI di prima e seconda generazione sia, soprattutto, per mettere a punto nuove strategie terapeutiche mirate a contrastare questo difetto genetico specifico, migliorando ulteriormente la possibilità di tenere sotto controllo la malattia.

Fonte: Zhou JB et al. Identification of a novel gene fusion RNF213‑SLC26A11 in chronic myeloid leukemia by RNA-Seq. Mol Med Report, 2012; doi: 10.3892/mmr.2012.1183 (http://www.spandidos-publications.com/10.3892/mmr.2012.1183)


Pubblicata il 28 Novembre 2012.


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