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L'origine della resistenza a imatinib nella LMC



Circa un paziente affetto da leucemia mieloide cronica (LMC) su tre non riesce ad avvantaggiarsi dei benefici clinici offerti da imatinib, farmaco capostipite della classe degli inibitori delle tirosinchinasi (TKI) in uso ormai da oltre un decennio, richiedendo fin dall'inizio del trattamento o dopo alcuni mesi di terapia il passaggio a un TKI di seconda generazione. Da cosa dipende questa resistenza? In primo luogo, dal fatto che, benchè caratterizzata da sintomi simili in pressochè tutti i pazienti, la LMC ha un'origine multifattoriale ancora non completamente chiarita, dove il difetto cromosomico che porta alla formazione dell'oncogene di fusione BCR/ABL è fondamentale per l'insorgenza della malattia, ma non l'unico in gioco. Così anche se imatinib è in grado di bloccare gli effetti di questa specifica alterazione, può capitare che le cellule leucemiche riescano a proliferare seguendo altre strade. I risultati di un recente studio di proteomica, scienza in grado di analizzare contemporaneamente tutte le proteine prodotte da una cellula in un dato momento, potrebbe aiutare a capire meglio quali sono le alterazioni critiche aggiuntive e avviare lo sviluppo di nuove strategie per contrastarle. Al momento, la chiave sembra essere depositata nelle cellule staminali del midollo osseo (da cui derivano per evoluzioni successive tutte le cellule del sangue) e nel microambiente che le circonda (cioè dall'insieme di tutte le sostanze che ne garantiscono l'integrità e il nutrimento). Dai primi confronti tra i profili d'espressione, sembra che a fare la differenza tra cellule leucemiche sensibili e resistenti a imatinib siano alcune proteine coinvolte nel metabolismo ossidativo degli acidi grassi. Un'informazione da approfondire, ma già oggi importante per provare a interferire favorevolmente su questo processo con nuovi farmaci.

Fonte: Pizzatti L et al. Label-free MS(E) proteomic analysis of Chronic Myeloid Leukemia bone marrow plasma: disclosing new insights from therapy resistance. Proteomics, 2012; doi: 10.1002/pmic.201200066. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22761178)


Pubblicata il 16 Luglio 2012.


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